Visignano, mio nonno col fil di ferro ai polsi pronto per la foiba

“In famiglia mi hanno sempre raccontato che nonno G. è stato preso dai titini dopo l’otto settembre 1943 a Visignano d’Istria, vicino a Parenzo”. Inizia così il terribile racconto di L. B., figlia di esuli istriani, che si è decisa a parlare in occasione del Giorno del Ricordo 2020. Nonno G. non si sentiva fascista, era un piccolo imprenditore agricolo con dei mezzadri e la sua consorte nonna A. B. gestiva un consorzio di macchine agricole, di farine e di sementi. Nonno G. si era dovuto iscrivere al Partito Nazionale Fascista “come tanti italiani, altrimenti non poteva lavorare e non poteva far lavorare i suoi mezzadri”. La famiglia abitava nella piazza principale di Visignano d’Istria.

Poi, signora L.B., cosa è successo?

“Poi l’hanno portato con altri tre maggiorenti del paese – ha continuato il racconto – per rinchiuderli in un casolare vicino al bosco; dopo alcuni giorni di interrogatori con varie violenze, gli misero ai polsi il filo di ferro per legargli le mani, così era pronto per l’eliminazione nella foiba”. Come mai, invece, è riuscito a salvarsi?

“Ai titini, che tenevano prigionieri gli italiani, giunse la notizia che i tedeschi, invadendo l’Istria a caccia di partigiani di Tito, ai primi di ottobre 1943 – ha proseguito la signora L. B. – avevano raso al suolo Visinada o Santa Domenica, così per paura dei tedeschi se la sono svignata, lasciando lì i prigionieri”.

Parte della Casa dei nonni dell’intervistata a Visignano. Foto anni ’70

Fu una vera fortuna; la sua famiglia quando vien via dall’Istria?

“Nel 1949 circa, con le opzioni, ma lo zio M. resta a Visignano, perciò ho ancora dei parenti là – ha risposto – ricordo che di lui la nonna diceva: ‘El gà firmà’, poi è rimasta pure la zia L., sposata M.; passato il confine, i nonni e mio padre stanno per un po’ di tempo in un Centro raccolta profughi a Trieste e poi il babbo trova lavoro nella Bassa friulana e mette su famiglia, per lungo tempo abbiamo abitato nelle case per i profughi a Udine”.

C’è qualche altro ricordo dei nonni?

“Sì certo, nonno G., che muore nel 1967, aveva spesso degli incubi della sua prigionia – ha detto L. B. – e ricordo che la nonna A. diceva che lei si svegliava per le sue grida e, accesa la luce, lo vedeva a sfregarsi i polsi, come per liberarsi da dei fili di ferro; poi ricordo che guadando vecchi documenti di famiglia, ho trovato le pagelle di papà A. scritte in italiano, mentre il suo diploma è in croato; ‘ze scrito in ‘sciavo’ diceva mia nonna scuotendo la testa, sempre lei, la nonna, che era nata a San Marco, una frazione di Parenzo, andò su tutte le furie quando lesse su un altro documento che era di Marcovec”.

Visignano d’Istria, anni 1970-1975, in uno scatto della Polaroid

Fonte orale

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La testimone di questo racconto – L.B., Palazzolo dello Stella (UD), 1953 – ha preferito restare anonima, come pure solo in sigla compaiono i nomi dei familiari istriani qui citati. Intervista effettuata a Udine da Elio Varutti il 20 febbraio e il 3 marzo 2020 con taccuino, penna, macchina fotografica e fogli videoscritti.

Ringraziamenti

L’Autore dell’intervista è riconoscente alla signora L.B., nuova socia del Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), per aver concesso la pubblicazione e la diffusione delle fotografie dell’album di famiglia e per aver descritto un fatto storico di Visignano che veniva ricordato negli anni Settanta in paese da un parente che la portava assieme ad altri familiari a vedere il casolare nel bosco dove, nel 1943, era stato imprigionato nonno G. dai miliziani di Tito, con violenti interrogatori fino a legargli le mani col filo di ferro, per ammazzarlo e gettarlo in una foiba. Operazione, tuttavia, non riuscita.  

Si ricorda che Visignano – in croato Višnjan; in istro-veneto Visignan – è un comune croato di 2.266 abitanti, situato nell’Istria occidentale, vicino a Parenzo.

Visignano, Porta con leone alato nella piazza Principale, cartolina degli anni 1960-1965

Servizio giornalistico e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Copertina: Convitto per periti agrari di Parenzo, 1947 ca. Fotografie da collezione privata di Udine e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203 – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.

voce giuliana

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