Terza parte del racconto intitolato Marcella tratto dal libro “Il berrettino rosso” (Luglioprint, Trieste, 2017) che raccoglie le storie di Istriani ospiti del Centro Raccolta Profughi di Padriciano (conosciuto come “il campo”) unica struttura di questo tipo assurta a Museo di Carattere Nazionale.
Quando si fece giorno, non appena aprì gli occhi Marcella si accorse che il letto di suo fratello era vuoto; non occorreva guardarci dentro, bastava vedere che il materasso non era pressato contro la rete, ad indicare che il letto era vuoto. Evitando ogni rumore, scavalcò il marito (lei dormiva dal lato del letto che era messo contro la parete di legno della baracca), indossò la vestaglia ed aprì piano la porta. Faceva ancora buio ed in strada non c’era nessuno; corse verso l’ingresso sperando di trovare il fratello prima che giungesse la prima corriera, quella delle sei. Giunta al cancello principale, lo trovò ancora chiuso: quindi nessuno era ancora uscito dal Campo.
E allora? Dov’era Giusto? ”Che sempia” si disse Marcella ”el sarà in gabinèto.” e si diresse verso il piccolo edificio, a lato delle baracche, che ospitava i servizi igienici e le docce.
Vide un povero vecchietto, magro magro, che con un pentolino in mano andava a prendere l’acqua che scorreva ininterrottamente dalla rosetta del pissador dei omini; “Nono” le disse gentile Marcella, “vardè che że qua la spina del’acqua.” indicandogli i lavandini; poverino, pensò, non ha mai visto un rubinetto, chissà da dove viene.
Chiamò a mezza voce: ”Giusto, Giusto, te son qua?”
Ma nessuno le rispose. Preoccupata e pensierosa rientrò nella sua baracca, proprio mentre suo marito, già vestito, si accingeva ad uscire.
”Ah, ti son qua.” le disse Alfredo.
”Si, iero in gabinèto.” gli rispose Marcella.
”No me par, el bucal że ancora là“ le rispose indicando il pitale sotto al letto. “Ah! Bon, ciao, se vedemo stasera.”
”Si ciao, bona giornada.”
Alfredo si girò a guardarla e si immaginò che Marcella gli venisse incontro e lo baciasse, proprio come usano fare le giovani mogli; ma Marcella si voltò a guardare il vecchio che russava nel letto e con occhi tristi guardò di nuovo il marito.
”Alfredo, ma quando andaremo via de qua, ah?” sussurrò Marcella per non disturbare l’anziano che fingeva di dormire.
”Presto Marcella mia, presto, dai.”
”Cossa te diria se vignissi anca mi żo a Trieste a trovarme un lavor, ah? Sarìa meio par duti, ah Alfredo?”
”Si, penso de si, dai. Stasera parlaremo, desso devo andar.”
”Te compagno dai.” disse Marcella, e presolo sottobraccio lo accompagnò fino all’ingresso principale dove altri Istriani stavano aspettando la corriera; e prima che Alfredo vi salisse, gli schioccò un bacio sulla guancia.
”Eehhhi, varda varda!!” si sentirono subito dei commenti: ”Eh ai giovani no ghe basta mai ah!” e giù risate e risolini tra gli altri passeggeri. ”Ciao.” disse Alfredo con un largo sorriso. Ecco, pensò, eliminato Giusto, la moglie lo amava di nuovo.
E mentre salutava con la mano la corriera che partiva, Marcella decise che sarebbe andata a Trieste a cercare il fratello. “La fameia val più de nissuna roba, no dismentegarte Marcèla”, le ripeteva sempre sua nonna. Non aveva soldi per la corriera, perciò ritornò nella baracca a mettersi il cappotto; si infilò un paio di scarponi di Alfredo, le sue scarpe in borsa, richiuse la porta della baracca con la chiave che mise nella tasca del cappotto e svoltò quasi di corsa nella strada principale del Campo. Non voleva che qualcuno la vedesse allontanarsi; si vergognava di non avere i soldi per il biglietto della corriera, e temeva che qualcuno le chiedesse notizie di Giusto.
Si incamminò a testa bassa verso il cancello d’uscita del Campo, decisa a raggiungere la città al più presto. Non sapeva dove cercare Giusto, ma sapeva l’indirizzo di qualche conoscente; con un poco di fortuna… Non appena giunse in prossimità della strada provinciale, dall’altra parte della strada, dalla corriera che in quel momento era giunta dalla città, scese una figura che le sembrò subito familiare.
Si fermò per un attimo ad osservare quell’uomo anziano con indosso un vestito gessato scuro, che ringraziava l’autista, fermo sul predellino della corriera, e che poi scendendo, guardava verso il portone d’ingresso del Campo, verso di lei. Marcella si sentì gelare il sangue quando riconobbe nell’uomo che le stava venendo incontro, suo zio Giovanni.
”Ohè żio, cossa fassè qua?” gli disse baciandolo su entrambe le guance; e lui di rimando, con piglio severo e fissandola negli occhi: ”Cossa no ti proprio indovini parchè son vignudo fin quassuso, ah?”
Le ginocchia di Marcella improvvisamente divennero di marmo.
”Ma no żio, cossa nassi? Że miga morto qualchidun?” chiese con un fil di voce.
”E meio saria” gli rispose zio Giovanni, ”Vien, andemo qua żo, che vignindo go visto che ghe że una ostaria; cussì almanco stemo in paże.”
E presala sottobraccio la spinse verso il paese di Padriciano, lì a poche decine di metri, dove talvolta anche lei e Alfredo erano andati. In silenzio, raggiunsero l’osteria e si sedettero ad un tavolino di legno, quadrato, con soltanto due sedie; Giovanni posò con calma il cappello su di una sedia alla sua destra ed ordinò due ottavi di refosco.
”Eh…” disse guardandola finalmente in viso ”voio proprio veder cossa che i vendi qua in Italia par el nostro refosco.”
Marcella, con gli occhi bassi come una scolaretta presa in castagna, aspettava di sentire le novità, anche se sapeva benissimo che si trattava di Giusto. L’oste portò due ottavi di vino; lo zio Giovanni prese il suo bicchiere e lo alzò a mo’ di brindisi verso Marcella e ne bevve quasi la metà. La nipote era immobile, con gli occhi fissi al pavimento ad aspettare la sentenza; cercava disperatamente qualche scusa per giustificare Giusto, ma il suo cervello si rifiutava di pensare. ”Alòra, cuor mio, cossa combina ‘sto muss de tu fradel? Ah?” disse infine lo zio.
(continua)
Cari Signori,
Piacere di aver visto il suo scritto
Mi potrebbe far sappers dove possible averse
L’informationi di ottenere is libro “Il beretto rosso”
Mi farrebe piacere
Maria Santalesa
Gentile Signora, il libro è stato edito dall’Associazione delle Comunità Istriane di Trieste, alle quali può rivolgersi per averne una copia. L’indirizzo e-mail cui rivolgersi è vocegiuliana@associazionedellecomunitaistriane.it
Grazie per leggerci.
Cari Signori,
Piacere di aver visto il suo scritto
Mi potrebbe far sappers dove possible averse
L’informationi di ottenere is libro “Il beretto rosso”
Mi farrebe piacere
Maria Santalesa