tutte le comunità:
Raccolta attorno alla sua chiesa maestosa affiancata dal poderoso campanile, offre dalla sua leggiadra loggia una splendida veduta sulla campagna circostante e sul mare
(Da: “Itinerari istriani – I vol.” di Pietro Parentin)
La prima volta che ho visto Visignano è stata nulla più di un momento di passaggio nella trasferta verso il mare, dopo essere stato in visita a Montona. Ero in compagnia di amici e si conversava sui luoghi che avevamo appena visto mentre la mia attenzione era presa dal paesaggio; il terreno ondulato scendeva lentamente verso il mare e solo in lontananza alture un po’ più pronunciate mi davano l’idea di trovarmi in una valle aprica mentre si percorreva la strada che da Caroiba porta verso Parenzo. Essendo alla guida della macchina, su strade per me nuove, dovevo poi prestare una particolare attenzione alla strada ed alla segnaletica.
Questa parte dell’antico territorio montonese si discostava nettamente da quello dei dintorni della cittadina; là il terreno marno-arenaceo dell’Istria gialla ricco di vegetazione e particolarmente articolato tra colline e valli, qui il terreno calcareo dell’Istria rossa. Notati sulla destra i cartelli che segnano Raccotole e Mucitada (Moncittà è un piccolo villaggio dal toponimo che richiama la mia curiosità dandomi l’idea della probabile presenza di un antico castelliere, uno dei tanti che si trovavano in zona) so di trovarmi ormai in prossimità del territorio di Visignano, qui dovrebbe esserci la diramazione per Monteritossa-San Vitale, ma mi sfugge il cartello forse a causa delle denominazioni diverse di oggi e mi trovo al quadrivio di Tizzano.
Ormai un alto campanile mi annuncia la prossimità del grosso borgo che mi sorprende con il suo vialone di accesso che mi invita a ridurre ancor di più la velocità già prima poco elevata (i cartelli stradali indicano velocità limitate ed il paesaggio, giacché non creiamo ostacoli per il traffico ridotto, va goduto).
Il paese presenta un bell’aspetto, indice di un passato di prosperità che gli conferisce quasi un’aria cittadina. Alla fine del bel viale noto la chiesetta di Sant’Antonio, tipica con il suo alto campanile a vela, tante volte osservata in illustrazioni della località. Dopo una leggera curva, lasciandoci alle spalle il nucleo antico e le nuove contrade ad ovest, proseguiamo per Parenzo.
Ritorno a Visignano in un’altra occasione, con altri amici, e questa volta con l’intento di compiere una visita. Raggiungo la località dalla strada che sale da Parenzo.
Questa volta non ho la responsabilità della guida del veicolo, ma faccio, carta geografica alla mano, un po’ da navigatore, la qual cosa mi piace di più quando vado in questi giri di ricognizione.
Lasciata la macchina nei pressi della piazza un tempo intitolata a Dante, diamo uno sguardo alla chiesa di Sant’Antonio abate che è chiusa, fatto che non ci meraviglia perché a meravigliarci semmai sono le chiese che si trovano aperte. La piccola chiesa, costruita tutta in corsi di pietre da taglio a cavallo dei secoli XIII e XIV, ha un basso portale fiancheggiato da finestrelle ed è sormontata da un alto campanile a vela. Purtroppo non mi è dato di poter ammirare il suo interno tutto affrescato.
Dietro alla chiesa, una bella strada lastricata sale alla piazza principale cui si accede attraverso un bell’arco, antica porta del borgo, sul quale fa mostra di sé un leone alato con libro aperto.
La piazza, un tempo dedicata a San Marco e che i visignanesi denominavano Olimpo, è dominata dalla imponente facciata della chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Quirico e Giulitta. La chiesa, anche questa purtroppo chiusa, è orientata, ma non è antica essendo stata costruita tra il 1830 ed il 1833 al posto di una chiesa precedente che portava il campanile a vela e che poteva invece essere antica. All’interno non posso vedere i cinque altari ed i diversi dipinti che l’adornano, altari e dipinti che, a quanto mi è dato di sapere, meritano d’essere visti, segno questo che mi fa ritenere di dover ritornare. Sul lato nord della piazza, con il fondo ricoperto di ghiaia e non lastricata come la strada d’accesso, si erge il possente campanile del 1753 in pietra calcarea con torre e cuspide ottagonali sopra la cella campanaria dotata di bifore. Accanto al campanile, piccola e leggiadra, si trova la bella loggia veneta aperta su tre lati, sede del giudizio e luogo ove si portava a conoscenza della popolazione quanto stabilito dalle autorità venete di Montona; sul lato ovest della piazza, dirimpetto alla facciata della chiesa, si trova poi la grande cisterna realizzata nel 1842 per sopperire alle necessità idriche della popolazione.
La terrazza della cisterna è luogo dove merita soffermarsi per ammirare il complesso della piazza con i suoi monumenti che danno un’idea di snellezza e maestà: la loggia con la leggerezza delle sue colonnine, il campanile slanciato, la facciata della chiesa con le quattro semicolonne che sorreggono il timpano a darle particolare rilievo. Dall’altra parte si apre il panorama sulla campagna a sud-ovest e la visione del mare nel tratto di costa che va da Cittanova fino oltre Orsera. Mentre si ammira e si cerca di individuare qualche particolare noto, invano cerco a nord-ovest di individuare il sito ove doveva sorgere la celebre abbazia di San Michele Sottoterra, luogo che una volta o l’altra mi riprometto di raggiungere, intanto si parla degli amici visignanesi e del loro giusto attaccamento a questo luogo stupendo che hanno dovuto lasciare. Fatta una veloce visita all’antico borgo, che un tempo era racchiuso da mura come si rileva anche dalla sua struttura, scendiamo nella parte bassa del paese che si sviluppa ad est. Qui si trovano l’Osservatorio astronomico e la ricostruita chiesa di San Rocco trasferita in loco dopo la sua demolizione per migliorare la viabilità, circa ottant’anni addietro, dopo la Redenzione; luoghi che non visitiamo perché ormai siamo avviati verso Santa Domenica di Visinada.
Quando programmo un viaggio per rivedere i nostri paesi cerco di documentarmi per poi verificare i dati sul terreno. Quando invece, come in questo caso, si tratta di visite inaspettate, nate sul momento, mi è caro ripensare al viaggio cercando di integrarlo con ricerche a posteriori o con letture opportune. Trovo comunque ideale poter andare per le nostre contrade in compagnia di amici del luogo dai quali vengo messo al corrente di tante cose che non posso trovare sulle pubblicazioni usuali.
Ripensando al territorio di Visignano percorso ed a quello visto a distanza colgo l’importanza del borgo tra la miriade di villaggi che l’attorniano.
Prima dell’esodo il comune contava 4.300 abitanti ripartiti, oltre che nel capoluogo, nelle tre frazioni di Mondellebotte, San Giovanni della Cisterna e San Vitale.
All’inizio del secolo scorso la parrocchia di Visignano aveva 2.605 abitanti di cui ben 1.227 risiedevano nel capoluogo mentre gli altri abitavano in diciannove villaggi tra i quali rilevo Villa San Marco (309), Farini (104) e Radossi (145). Nelle parrocchie delle tre frazioni la popolazione era ancora più dispersa in piccole entità rurali. Nella parrocchia di San Giovanni della Cisterna vi erano venti villaggi per complessivi 1.678 abitanti. In quella di Mondellebotte i villaggi erano tredici per complessivi 981 abitanti, ma appena venti erano quelli della sede parrocchiale, mentre tra i villaggi più popolati c’erano Baratto, Radovani, Cossuti e Senodraga.
Nella parrocchia di San Vitale, 889 abitanti, il più grosso dei tredici villaggi era Monte Ritossa, che con i suoi 231 abitanti era sede della parrocchia.
Il lettore si meraviglierà di questa meticolosità di dati, ma servono, a mio avviso, a meglio comprendere il territorio: una parte agricola posta in zona carsica ed il borgo con la sua funzione di raccordo ove, oltre agli agricoltori, si trovavano artigiani e commercianti.
Le quattro parrocchie hanno avuto origine verso la fine del 1500. Prima le chiese del vasto territorio, almeno dal XIV secolo, dipendevano dalla collegiata di Montona, pieve antichissima della diocesi parentina. Nei primi secoli le chiese del territorio facevano capo alla cattedrale e non godevano di particolari autonomie. Della Visignano antica sappiamo ben poco. È stata certamente un castelliere ed in epoca romana un praedium (Visinianum). Poi dal periodo bizantino, longobardo e franco poco si sa tranne che le terre appartenevano al vescovo di Parenzo che di volta in volta le infeudava a qualcuno. Vi furono secoli difficili e a causa delle guerre, delle pestilenze, di vicissitudini tragiche la popolazione si ridusse a ben poche persone riparate nel piccolo borgo protetto dalle mura. Poi prima Venezia, poi l’Austria favorirono l’immigrazione nelle campagne e ripresero vita i villaggi antichi a cui si aggiunsero tanti altri nuovi. Al ceppo italico, quasi relegato nel capoluogo, si affiancò la presenza slava e morlacca.
Visignano, come il resto dell’Istria, incominciò a riprendersi nel diciottesimo secolo. Nel 1849 divenne comune autonomo affrancandosi alla lontana Montona. Riprese l’agricoltura e ripresero i traffici lungo le sue strade e verso la fine del secolo poté avere anche il collegamento ferroviario grazie alla ormai mitica Parenzana. Visignano, come attestano le sue case, ebbe un buon sviluppo e fu un centro vivace. Per cogliere questo aspetto i lettori dovrebbero leggere i racconti di Giuliana Zelco, una valida collaboratrice de “La nuova Voce Giuliana”, di cui da poco è uscito Lontani segreti, una raccolta di tanti racconti, molti dei quali a suo tempo apparsi sul nostro giornale.
Per conoscere Visignano dal di dentro la scrittrice visignanese è una guida impareggiabile. Di lei segnalo Vento di terra perduta - una storia istriana (Ed Italo Svevo - IRCI 1983), La vita sdoppiata - una famiglia istriana (Alcione Editore 1997) ed i racconti Una terra nella pelle, Il telegramma nella raccolta Ritorni (Unione degli Istriani 1995).
“Peregrinus”
Tratto da “Itinerari istriani” di Pietro Parentin
Nei viaggi del “Peregrinus” - pubblicati a puntate su “La Nuova Voce Giuliana”
e raccolti nei due volumi di “Itinerari istriani” - sono inoltre descritte le località e i dintorni di:
Abbazia, Albona, Antignana, Barbana, Becca, Bersezio, Bogliuno, Borrato, Brest, Briani, Brioni, Buie, Caisole, Canfanaro, Capodistria, Caroiba, Carsette, Casali Sumbaresi, Castagna, Castel Racizze, Castellier di Visinada, Castelnuovo, Castelvenere, Castelverde, Ceppi di Portole, Cerreto, Chersicla, Cherso, Cicceria, Cittanova, Collalto-Briz-Vergnacco, Colmo, comunità Ex alunni Padre Damiani, Corridicio, Costabona, Covedo, Daila, Dignano, Draguccio, Duecastelli, Fasana, Felicia, Fianona, Fiorini, Fontane, Foscolino, Gallesano, Gallignana, Gimino, Gradina, Grimalda, Grisignana, Isola d'Istria, Lanischie, Laurana, Levade, Lindaro, Lussingrande, Lussinpiccolo, Madonna del Carso, Marcenigla, Matterada, Medolino, Mlum, Mondellebotte, Momiano, Mompaderno, Moncalvo, Montona, Mormorano, Moschiena, Muggia, Neresine, Nesazio, Novacco di Montona, Novacco di Pisino, Occisla, Orsera, Ossero, Parenzo, Passo, Paugnano, Pedena, Petrovia, Piemonte, Pietrapelosa, Pinguente-Rozzo-Sovignacco, Pirano, Pisino, Pola, Portole, Portorose, Pregara, Promontore, Raccotole, Radini, Rovigno, Rozzo, Salise, Salvore, San Lorenzo d'Albona, San Lorenzo del Pasenatico, San Lorenzo di Daila, San Pietro dè Nembi, San Pietro di Madrasso, San Pietro in Selve, San Servolo, Sansego, Santa Domenica di Visinada, Sanvincenti, Sarezzo, Sbandati, Schitazza, Sicciole, Sissano, Socerga, Sovignacco, Stridone, Strugnano, Toppolo, Torre di Parenzo, Tribano, Truscolo, Umago, Valdarsa, Valle del Risano, Valle dell'Ospo, Valle d'Istria, Valmorasa, Verteneglio, Vetta, Villa Gardossi, Villa Padova, Villa Treviso, Villanova del Quieto, Villanova di Parenzo, Visignano, Visinada "Norma Cossetto", Zumasco.