tutte le comunità:
“Questa villa è posta sopra una collina, e poiché qui vi è una mirabile temperatura del cielo ed un suolo molto fertile, ha una popolazione numerosa e vi abitano pure molti cittadini aemoniesi” dalla relazione del Visitatore Valier ad villam Vertenelii
(Da: “Itinerari istriani – I vol.” di Pietro Parentin)
La prima immagine che mi viene alla mente pensando a questa località è vista da lontano, dal mare ove bambino imparavo a conoscere i segni, ovvero le coordinate per ritrovare le zone di pesca. La stessa immagine, più ravvicinata, la coglievo dalla strada per Daila una volta superata la collina della Selvella. Posta sul monte sembrava adagiata, a differenza della retrostante Buie posta vigile alle sue spalle. Quando incominciai ad uscire dal paese natio, via terra, il passare per Verteneglio fu cosa abituale, anzi quasi rituale visto che nell’andata qui sentivo ormai alle spalle il nido natio, mentre al ritorno già qui lo ritrovavo. C’era tra il mio paese e questo un certo antagonismo, quasi una rivalità di antica data, propria, da quanto ho scoperto in giro, dei luoghi vicini, dei luoghi aventi storia comune.
Verteneglio fu terra abitata fin dall’antico sebbene i centri più grossi del tempo si trovassero sulle colline dominanti la valle del Quieto, allora ancora profonda insenatura navigabile. In epoca romana la fertilità del suolo, favorì la collocazione di tanti insediamenti rurali che facevano capo alla vicina città posta sul mare. Di Verteneglio si comincia ad avere notizie nel medioevo quando nel 1337 si fa riferimento alla chiesa di Ortonegio, toponimo che nel 1234 troviamo nella forma Ortoneglo. Chiese in giro per il territorio ce ne erano diverse, ma tutte facevano capo al capitolo della cattedrale di Cittanova. In zona l’insediamento religioso più notevole ed antico era il monastero benedettino di San Martino che il vescovo di Cittanova Giovanni nel 1180 donò al monastero delle dame di San Daniele di Venezia in cambio del tributo annuale di una libbra di incenso ed una di pepe. Era stato un monastero importante, ma tale assegnazione già ci parla di declino e l’interesse per i suoi beni fanno gola ai vicini signori del Castello di San Giorgio prima e di Momiano poi. Il monastero venne abbandonato in seguito a pestilenze nel XVII secolo ed oggi non ne rimane che il ricordo in due toponimi: Monte delle Madri e Pozzo di San Martino. Quanto a Verteneglio, unica grande Villa nel comune di Cittanova, va ricordato che nel tempo subì, come tutto il territorio circostante, pestilenze e decimazione nella popolazione sebbene in maniera ridotta rispetto a Cittanova la cui popolazione residua, d’estate, trovava qui ed a Buie luogo di rifugio.
Proprio l’indebolimento della città favorì l’autonomia della villa che nel 1580, al tempo della visita del Visitatore apostolico Valier, ottenne d’essere parrocchia autonoma dal capitolo di Cittanova che fino ad allora aveva provveduto alla cura tramite un pievano di sua nomina.
La chiesa di San Zenone, che esisteva dal 1520, piccola e di forma romanica fu la sede della nuova giurisdizione. La chiesa attuale, più grande, fu progettata dal Dongetti nel 1776, quando anche altre località in Istria si dotarono di chiese più grandi, rispondenti ai bisogni della accresciuta popolazione, ma fu costruita appena tra il 1859 ed il 1861 a cura del nuovo comune e della popolazione.
Verteneglio infatti divenne comune autonomo nel 1848 staccandosi da quello di Cittanova cui la villa era da sempre soggetta; nel 1877 poi a Verteneglio venne attribuita anche Villanova del Quieto, che per tutto il periodo veneto era stata amministrata dal comune di Grisignana avendola Venezia staccata da Cittanova cui invece aveva attribuito Torre quale compensazione. Oltre alla chiesa di San Zenone, che domina la piazza del paese con il suo campanile in facciata, la località ha altre due chiese minori, San Rocco, il compatrono di Verteneglio, ed Ognissanti. La parrocchiale, ampia e luminosa, è chiusa da un’abside poligonale, centrata da un bel altare barocco con due statue ai lati. Un’altra chiesa è posta ad un chilometro verso Cittanova, al bivio per Carigador; ora è la chiesa del cimitero di Verteneglio, ma ad esso è precedente in quanto la chiesa, costruita in seguito ad una visione, venne ritenuta per secoli un santuario e rimase soggetta al capitolo di Cittanova che provvide a portare la statua lignea della Madonna di Nogarè nella cattedrale ove oggi ancor si trova.
La parrocchia al tempo della sua costituzione aveva circa 600 anime ed era curata dal pievano e da due cappellani; all’inizio del 1800 gli abitanti erano 774, diventati 1.778 nel 1872 quando aveva ancora parroco e cappellano, mentre nel 1954, ad esodo iniziato, aveva 1.440 abitanti ed era servita dal vicario economo di Cittanova dopo che per molti anni era stata curata dal parroco di San Lorenzo in Daila. Oggi conta un migliaio di cattolici su una popolazione di 1.130 abitanti ed è nuovamente servita da un sacerdote residente che cura anche altre parrocchie vicine.
Dati sterili che possono contribuire a cogliere il mutare del tempo. Alla popolazione romanica qui presente fino al medioevo s’era aggiunta una popolazione importata da Venezia dalla Dalmazia per ripopolare la zona, popolazione che unitamente ai locali ed ai cittadini di Cittanova che qui risiedevano almeno per dei mesi ebbe sempre un sentire italiano. Anche oggi, nonostante un esodo massiccio, qui troviamo una forte componente italiana essendosi uniti ai vertenegliesi rimasti altri istriani provenienti dai territori ceduti e da località minori. Verteneglio, oggi nuovamente comune autonomo, dopo essere stato unito prima a Cittanova e poi con questa a Buie, ora dà segni di particolare vivacità economica e culturale. Di questa località non ci sono da segnalare monumenti, ma si può consigliare un giro nel borgo ed uno nelle campagne adiacenti, spingendosi fino alle stanzie, per cogliere il profondo nesso tra terra e vita che qui si è sviluppato. Se poi si ha la possibilità di visitarla accompagnati da persone del luogo che l’hanno dovuta abbandonare si potrà cogliere appieno quello spirito che in verità, qui più che altrove, si può notare anche in una visita solitaria.
“Peregrinus”
Tratto da “Itinerari istriani” di Pietro Parentin
Nei viaggi del “Peregrinus” - pubblicati a puntate su “La Nuova Voce Giuliana”
e raccolti nei due volumi di “Itinerari istriani” - sono inoltre descritte le località e i dintorni di:
Abbazia, Albona, Antignana, Barbana, Becca, Bersezio, Bogliuno, Borrato, Brest, Briani, Brioni, Buie, Caisole, Canfanaro, Capodistria, Caroiba, Carsette, Casali Sumbaresi, Castagna, Castel Racizze, Castellier di Visinada, Castelnuovo, Castelvenere, Castelverde, Ceppi di Portole, Cerreto, Chersicla, Cherso, Cicceria, Cittanova, Collalto-Briz-Vergnacco, Colmo, comunità Ex alunni Padre Damiani, Corridicio, Costabona, Covedo, Daila, Dignano, Draguccio, Duecastelli, Fasana, Felicia, Fianona, Fiorini, Fontane, Foscolino, Gallesano, Gallignana, Gimino, Gradina, Grimalda, Grisignana, Isola d'Istria, Lanischie, Laurana, Levade, Lindaro, Lussingrande, Lussinpiccolo, Madonna del Carso, Marcenigla, Matterada, Medolino, Mlum, Mondellebotte, Momiano, Mompaderno, Moncalvo, Montona, Mormorano, Moschiena, Muggia, Neresine, Nesazio, Novacco di Montona, Novacco di Pisino, Occisla, Orsera, Ossero, Parenzo, Passo, Paugnano, Pedena, Petrovia, Piemonte, Pietrapelosa, Pinguente-Rozzo-Sovignacco, Pirano, Pisino, Pola, Portole, Portorose, Pregara, Promontore, Raccotole, Radini, Rovigno, Rozzo, Salise, Salvore, San Lorenzo d'Albona, San Lorenzo del Pasenatico, San Lorenzo di Daila, San Pietro dè Nembi, San Pietro di Madrasso, San Pietro in Selve, San Servolo, Sansego, Santa Domenica di Visinada, Sanvincenti, Sarezzo, Sbandati, Schitazza, Sicciole, Sissano, Socerga, Sovignacco, Stridone, Strugnano, Toppolo, Torre di Parenzo, Tribano, Truscolo, Umago, Valdarsa, Valle del Risano, Valle dell'Ospo, Valle d'Istria, Valmorasa, Verteneglio, Vetta, Villa Gardossi, Villa Padova, Villa Treviso, Villanova del Quieto, Villanova di Parenzo, Visignano, Visinada "Norma Cossetto", Zumasco.