Visinada "Norma Cossetto"

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Visinal, Terra Vicinatus, Visnà - posta al di là del crinale sull’antica arteria che attraversa da nord a sud tutta l’Istria
(Da: “Itinerari istriani – I vol.” di Pietro Parentin) 

Pur essendo posta lungo il tracciato della strada romana, che superato il Quieto e raggiunto il crinale puntava a sud-ovest verso Parenzo, questa località è meno antica di altre e di essa abbiamo notizia solo dopo il Mille. Prima altri centri vicini, di cui rimane ben poco, avevano maggiore importanza. Il Quieto, allora navigabile fino alla sottostante Bastia, non aveva la poca portata di oggi causata dal forte prelievo per l’acquedotto, ma, da qui verso il mare, conservava ancora l’aspetto di canale d’acqua marina.

Sui colli che lo sovrastavano, fertili per la loro natura marno arenacea, sorgevano piccoli centri ovvero case coloniche disperse mentre le posizioni di insediamenti antichi quali Nigrignano, già imponente castelliere e poi castello, sul monte Formento, Rosario e Medelino avevano ancora importanza.

A segnare le sorti di Visinada, come di altre località poste lungo la valle, fu il mutare della situazione nell’area sottostante a causa di un continuo interramento della valle che da seno marino, ricco di trasporti, diventava sempre più zona paludosa e malsana.

Si svilupparono allora i luoghi in collina, anzi al di là della collina, e Visinada posta oltre la sella tra il monte San Tomà ed il Monte d’Oro conobbe un intenso sviluppo. Poco sappiamo del periodo romano e bizantino, sebbene dalla zona provengano numerose testimonianze archeologiche, quando il sottostante porto attirava i commerci dell’ampia zona circostante, mentre del periodo medioevale, caratterizzato da un altalenante passaggio da una signoria ad un’altra, si hanno maggiori notizie documentarie.

Visinada con i feudi vicini fu assegnata ai vescovi di Parenzo i quali a loro volta la assegnarono, come si usava allora, a vassalli che un po’ alla volta tendevano a rafforzarsi sottraendosi il più possibile al loro Signore.

Per lungo tempo fu soggetta alla signoria di Piemonte, territorio patriarchino legato alla Casa d’Austria, mentre tutto attorno si era già insediato il governo veneto. Pervenne a questo solo nel 1530 quando la signoria di Piemonte perse la sua autonomia; allora Venezia ne mise all’asta il territorio che fu diviso, in quanto a Piemonte si insediarono i Contarini e qui, a sud del Quieto, i Grimani.

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I secoli che seguirono non furono facili per l’Istria a causa di ripetute pestilenze e Venezia, che non voleva che le terre da cui traeva legname ed altri prodotti rimanessero deserte, portò in zona popolazioni nuove dalla Dalmazia. Ai nuclei maggiori che rimanevano con popolazione prevalente italiana si affiancò così una campagna caratterizzata da elementi slavi.

Visinada ha avuto famiglie e personaggi di spicco, segno di una presenza culturale che traeva forza da un certo benessere legato all’agricoltura ed al commercio. Oltre alla famiglia Grimani, di estrazione nobile, ricordiamo la famiglia Facchinetti che ha dato alla località personaggi di primo piano.

Guardando ciò che rimane delle sue case, la graziosa Loggia, la imponente Fontana, il Fontego e le diverse chiese ci si fa un’idea del paese vivo di un tempo. La parrocchia di Visinada contava nel 1942 ben 2.780 abitanti, oggi ne conta 980. Già all’inizio del Novecento la parrocchia contava 2.500 anime di cui ben 986 risiedevano nel centro di Visinada; tra i villaggi maggiori Trombal ne aveva 87, Mastellici 76, Cranzetti 76, Vragnasella 150, Pagliari 50, Baldassi 73, Lassici 77, Ferenzi 228 e la vicina Cerclada 123.

Nel centro troviamo, oltre alla grande chiesa dedicata a San Gerolamo, le chiese di San Barnaba apostolo e di San Giovanni Battista; nel territorio altre numerose chiese tra cui ricordo la Madonna del campo verso Vragnasella, già monastero dei templari e da ultimo dei francescani dalmati, e San Lorenzo a Ferenzi, una chiesetta questa del XII secolo non lontana da Cerclada, dal latino circulata, presso cui sorgeva una abbazia benedettina con il titolo di Santa Barbara (del 1110 - durò qualche secolo). Oggi ci sono nel territorio altre chiesette, ma un tempo ve n’erano molte di più, come attestato dalla toponomastica che ne conserva la memoria.

L’attuale parrocchiale di San Gerolamo, detta Duomo, è degli anni 1837-1840. Per la sua costruzione si procedette in modo singolare, cioè senza abbattere la chiesa precedente del 1564, fatta costruire dai Grimani su una più piccola ancora, che continuò a funzionare mentre attorno veniva costruita la nuova. Quella vecchia fu abbattuta quando si era giunti al tetto della nuova che risulta alta parecchio. Merita d’essere visitata anche per il bell’altare maggiore, ma, come abbastanza comune in Istria, c’è il solito problema della chiusura.

Galleria immagini:

“Peregrinus”

Tratto da “Itinerari istriani” di Pietro Parentin

Settembre-ottobre 1943. Il borgo di Santa Domenica – una ventina di case - è a due passi da Visinada, un paesino che trae il suo nome dal tardo-latino Vicinatus, ed è così chiamato perché il popolo dei rioni e delle contrade, lì si riuniva per “far vicinanza” e sentirsi più protetto dalle scorrerie di banditi o predoni.

Santa Domenica di Visinada resta – ancor oggi – il simbolo della bestiale ondata di violenza che si abbattè sugli italiani della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia dopo l'8 settembre 1943. La cara, tenera, sventurata protagonista delle vicende che seguono è Norma Cossetto una ragazza di 23 anni. Apparteneva ad una famiglia di Santa Domenica. Suo padre, possidente, aveva ricoperto incarichi nella locale sezione del Partito Fascista.

In quella estate del 1943, Norma, iscritta all'Università di Padova ed allieva del professor Concetto Marchesi, stava preparando la sua tesi di laurea dedicata alla storia della sua Istria. Il titolo era “Istria rossa” intendendo con ciò il colore che la parte occidentale della penisola istriana trae dalla sua fertile terra, arrossata dalla presenza della bauxite.

Nella sua ricerca storica, Norma sosteneva, con la testimonianza della bimillenaria civiltà latina e veneziana, la piena italianità di quelle terre che gli slavi ora rivendicavano. Norma girava in bicicletta tra i vari paesi istriani e visitava municipi e canoniche per scartabellare vecchie carte e per cercare documenti negli archivi. Nella sua ricerca era impegnata con tutto il suo entusiasmo di studentessa prossima alla laurea. Ma non poté concluderla.

Nel settembre 1943 era stata prelevata da una “Volante rossa” di comunisti italiani e croati e rinchiusa nella ex caserma dei carabinieri di Visignano. Era poi stata trasferita con parenti ed amici arrestati come lei, nella scuola adibita a carcere di Antignana. Lì ebbe inizio la sua straziante via crucis.

Bella e giovane com'era, fu legata sopra un tavolo e stuprata a turno dai suoi aguzzini. Una donna che abitava vicino alla scuola udendo i suoi lamenti riuscì coraggiosamente ad avvicinarsi alle imposte. Norma, ancora legata al tavolo, invocava in lacrime i genitori, chiedeva acqua, chiedeva pietà. Dopo giorni di sofferenze, Norma fu ricondotta a Santa Domenica dove un “tribunale del popolo” la condannò a morte, non si sa con quale motivazione e per quale colpa, assieme ad altri ventisei compagni di sventura.

norma cossetto
norma cossetto

Furono portati alla foiba di Surani. I condannati, legati insieme con il fil di ferro, furono scortati sino al luogo dell'esecuzione da sedici partigiani di Tito, armati di mitra. Norma non si reggeva in piedi, ma prima di precipitarla nella voragine, i partigiani vollero ancora approfittare di lei. …......

Due settimane dopo, con l'arrivo dei tedeschi in Istria, furono catturati, a Visinada, alcuni partigiani slavi. Raccontarono tutto. I sedici aguzzini allora furono identificati e la salma di Norma fu recuperata nella foiba profonda 136 metri, in fondo alla quale v'erano i cadaveri dei suoi ventisei compagni di sventura, oltre ad altri italiani uccisi. La salma fu riportata in superficie, dopo un penoso lavoro durato ore, dai volontari guidati dal maresciallo dei Vigili del Fuoco Arnaldo Harzarich, l'uomo a cui si deve il recupero di duecento cadaveri di infoibati.

I sedici aguzzini furono fucilati dai tedeschi sopraggiunti.

Nel dopoguerra, alla memoria di Norma Cossetto si sarebbe dato un riconoscimento autorevole. L'Università di Padova, su proposta del professor Concetto Marchesi e con l'unanimità del Consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia, le avrebbe conferito la laurea honoris causa. In quel'occasione ci fu una mente peregrina – non mancano mai in ogni occasione – che fece obiezioni dicendo che Norma non meritava tale riconoscimento perché “non era caduta per la libertà”. Ma Concetto Marchesi, benché militante comunista, ribadì che Norma Cossetto era caduta per l'italianità della sua terra e che meritava più di chiunque altro quel riconoscimento.

L'anima di Norma, è l'anima dell'Istria italiana.

tratto da: Rossana Mondoni – Luciano Garibaldi FOIBE: UN CONTO APERTO Il testamento di Licia Cossetto, Edizioni Solfanelli Chieti, 2014, pagg. 39-42: Donato Mutarelli

 

NORMA, ANIMA DELL'ISTRIA ITALIANA

(Tratto da Donato Mutarelli (Veruda), La Terra Rossa, Luglio Editore, Trieste 2010)

Nei viaggi del “Peregrinus” - pubblicati a puntate su “La Nuova Voce Giuliana”

e raccolti nei due volumi di “Itinerari istriani” - sono inoltre descritte le località e i dintorni di:

Abbazia, Albona, Antignana, Barbana, Becca, Bersezio, Bogliuno, Borrato, Brest, Briani, Brioni, Buie, Caisole, Canfanaro, Capodistria, Caroiba, Carsette, Casali Sumbaresi, Castagna, Castel Racizze, Castellier di Visinada, Castelnuovo, Castelvenere, Castelverde, Ceppi di Portole, Cerreto, Chersicla, Cherso, Cicceria, Cittanova, Collalto-Briz-Vergnacco, Colmo, comunità Ex alunni Padre Damiani, Corridicio, Costabona, Covedo, Daila, Dignano, Draguccio, Duecastelli, Fasana, Felicia, Fianona, Fiorini, Fontane, Foscolino, Gallesano, Gallignana, Gimino, Gradina, Grimalda, Grisignana, Isola d'Istria, Lanischie, Laurana, Levade, Lindaro, Lussingrande, Lussinpiccolo, Madonna del Carso, Marcenigla, Matterada, Medolino, Mlum, Mondellebotte, Momiano, Mompaderno, Moncalvo, Montona, Mormorano, Moschiena, Muggia, Neresine, Nesazio, Novacco di Montona, Novacco di Pisino, Occisla, Orsera, Ossero, Parenzo, Passo, Paugnano, Pedena, Petrovia, Piemonte, Pietrapelosa, Pinguente-Rozzo-Sovignacco, Pirano, Pisino, Pola, Portole, Portorose, Pregara, Promontore, Raccotole, Radini, Rovigno, Rozzo, Salise, Salvore, San Lorenzo d'Albona, San Lorenzo del Pasenatico, San Lorenzo di Daila, San Pietro dè Nembi, San Pietro di Madrasso, San Pietro in Selve, San Servolo, Sansego, Santa Domenica di Visinada, Sanvincenti, Sarezzo, Sbandati, Schitazza, Sicciole, Sissano, Socerga, Sovignacco, Stridone, Strugnano, Toppolo, Torre di Parenzo, Tribano, Truscolo, Umago, Valdarsa, Valle del Risano, Valle dell'Ospo, Valle d'Istria, Valmorasa, Verteneglio, Vetta, Villa Gardossi, Villa Padova, Villa Treviso, Villanova del Quieto, Villanova di Parenzo, Visignano, Visinada "Norma Cossetto", Zumasco.