tutte le comunità:
I ruderi del suo castello medievale, dominati dall’imponente torre, stanno a testimoniare un passato illustre, mentre le numerose ville, sparse tra i colli ubertosi, ci richiamano alla mente la gente laboriosa che ha contraddistinto questi luoghi
(Da: “Itinerari istriani - I vol.” di Pietro Parentin)
In prossimità del paese, sulla sinistra, si trova il cimitero con la chiesetta di San Rocco del 1840 ove sosto brevemente. Dopo una veloce visita cerco di cogliere il bel panorama che mi si presenta. Mi colpisce il verde, le campagne, ma vengo attratto specialmente da due costruzioni che spiccano: il campanile di San Martino e la torre del vecchio maniero. Poco più avanti la strada si biforca lasciando nel mezzo uno spazio oblungo, leggermente pendente verso nord. Lungo la strada a destra, che inizia in salita, si sviluppa “Villa de sora”, lungo quella a sinistra, ma in modo perpendicolare a questa, “Villa de soto”; tra le due Ville due passaggi pedonali che dovrebbero corrispondere alla “salizada” di cui ricordo d’aver sentito parlare ed alla “uliza”, toponimo slavo in un luogo prettamente italiano.
Al congiungimento superiore delle due strade, poi, si trova la chiesetta di San Pietro. Anche per un profano come me “Villa de soto” con le sue case, con gli edifici pubblici, per la configurazione topografica appare come il vero centro del paese. Lasciata la “stradarea” che continua per San Mauro e dalla quale si diparte a nord la strada per Oscurus, entro nella via Maggiore che successivamente, in prossimità della chiesa, si allarga tanto da formare una piazza. Parallela a questa via, sulla mia sinistra, a separare un’altra fila di case, si snoda una via minore, una “canisela” un po’ diversa dalle tante altre che si dipanano tra le case. La chiesa si presenta con la parte absidale in quanto è orientata a nord ovest, fatto questo che non soddisfa i canoni delle chiese antiche né l’opportunità di avere la facciata verso il paese.
Sulla destra, guardando la chiesa, c’è un piccolo spiazzo su cui si affaccia la canonica e, di fronte ad essa, casa Gianolla, ristrutturata e sede della locale Comunità degli Italiani. Dal lato del campanile, che è staccato dalla chiesa, si accede ad un piccolo sagrato erboso, ciò che rimane dell’antico cimitero che qui, come usuale in Istria e altrove, si trovava attorno alla chiesa. Poco più in là una stradina si inoltra verso Merischie e da essa, poco oltre, si diparte e il viottolo che porta al castello il quale si trova su uno spuntone di roccia al di là di un avvallamento.
Le case a schiera, che danno l’idea di un paese raccolto, sono d’una certa signorilità pur nella semplicità dei manufatti tra i quali si distinguono anche alcuni di un certo pregio. Subito all’inizio, con la facciata sulla “stradarea”, si trovava la casa domenicale dei conti Rota, spesso riprodotta anche dal nostro giornale, ma di essa oggi non rimane che uno spiazzo con dei ruderi. Più innanzi mi attrae un portale ad arco con sovrastante finestra pure ad arco e ringhiera lavorata. Delle case che ai Momianesi fanno affiorare loro tanti ricordi, rivivere persone che qui abitavano, io non riesco che a cogliere uno spirito di fondo, quello che sento in ogni luogo ove immagino il trascorrere la vita di persone conosciute in ambienti tanto diversi da questi. (…)
Fatto un giro di osservazione ritorno al piccolo sagrato erboso dominato dalla facciata della parrocchiale in cui spiccano quattro finestre ed un lunotto sopra la porta. La chiesa, a tre navate, non è alta, così il sagrato, che è una splendida balconata, acquista quasi una sua dimensione raccolta, sacrale. Le sue ridotte dimensioni derivano probabilmente dal prolungamento della chiesa avvenuto, proprio su questo lato, in tempi lontani, quando attivo parroco del luogo era il veneto Paolo Diedo che svolgeva anche l’incarico di vicario generale della diocesi emoniese. (…) La chiesa d’origine medievale, ma ricostruita nel quindicesimo secolo, era sede di una parrocchia più estesa dell’attuale in quanto comprendeva anche quella di Collalto. Nel 1954, nelle dimensioni odierne ad esodo già iniziato, la parrocchia di Momiano contava 2.750 anime mentre oggi gli abitanti sono 600 circa. Nel 1580, al tempo della visita del Valier, il parroco indicava in 500 le anime da comunione, quindi, visto il considerevole numero di bambini d’allora, il numero degli abitanti poteva essere tra i 700 e gli 800.
Il castello di Momiano, oggi ridotto ad un rudere che guardo da lontano, è stato per secoli un maniero ricco di avvenimenti e sede di feudatari che hanno contato nella storia dell’Istria. Agli inizi dell’età feudale appartenne ai Duinati, fedeli servitori dello Stato Patriarchino, poi, passato varie volte di mano, finì ai bergamaschi conti Rota. (…)
Si prosegue per Oscurus di sopra e prima del paese si incontra, a sinistra, una carrareccia che porta al cimitero. Proseguendo per la strada asfaltata si raggiunge il villaggio superiore posto un po’ lungo la salita ed un po’ lungo la strada posta sul crinale. La parte alta si trova a 325 metri d’altezza, adagiata sul versante sud del colle in modo da rimanere al riparo della bora. Le case in arenaria sono ben tenute ed il villaggio dà segno d’essere ben abitato. Tettoie, sostenute da forti orditure in rovere, offrono riparo per i mezzi agricoli.
In paese troviamo la piccola chiesa di San Giorgio recante sul portale la data 1785, anno di una ristrutturazione visto che la chiesa è più antica. La chiesetta, con campanile a vela, è preceduta da un piccolo portico. Dal suo sagrato il panorama si apre a sud sulla valle dell’Argilla e a nord su quella del Dragogna. Da qui si nota anche la differenza di coltivazione tra i due versanti, più dolce e soleggiato quello a sud, più erto quello a nord che domina un fondovalle posto molto più in basso in quanto il Dragogna qui sotto scorre a 50 metri d’altezza, a differenza dell’Argilla che scorre sui 220 metri d’altezza.
Oltre a questa chiesa, posta ai margini dell’abitato, troviamo, più ad ovest, circondata dai cipressi del piccolo cimitero, un’altra dedicata a Santa Caterina; questa è stata riconsacrata nel 1957, dopo esser stata in disuso per alcuni anni; di essa infatti non trovo menzione nell’ultimo prospetto della diocesi di Trieste comprendente ancora le chiese poste in Zona B. Quanto alle chiese di Oscurus va detto che sono ben più antiche dei dati su riportati; infatti le troviamo nel resoconto della visita del Valier (1580) alla diocesi di Cittanova, dove si parla di un’Ecclesia S.Georgii de Oscoro (trattasi di chiesa consacrata dotata di finestre e porte funzionanti; anche l’altare risulta consacrato e la chiesa è dotata di una campana; risulta inoltre essere governata da un gruppo che risponde al parroco). Anche la chiesa di Santa Caterina, citata tra le chiese campestri della parrocchia di Momiano, dev’essere quella di Oscurus. (…)
Pervenuto in possesso dei patriarchi di Aquileia nel 1028 per donazione dell’imperatore Corrado II assieme a tanti altri feudi istriani, ben presto, già dal XIII secolo, Oscurus entrò a far parte della Signoria della dirimpettaia Momiano assieme alla vicina Merischie. Allora la troviamo indicata come Fontana Fusca e pur trovandosi nella signoria di Momiano divenne possesso, nel succedersi del tempo, di diversi proprietari tutti di Capodistria. Come feudo cessò nel 1828 dopo essere appartenuto ai Gavardo. Di Oscurus sappiamo ancora che nel XV secolo partecipò con Momiano, Merischie e Sorbar alla costruzione della chiesa di Santo Spirito nella valle di Pinguente. Ma più che a considerare queste cose merita inoltrarsi, oltre il cimitero, lungo la strada che percorre il crinale tra l’Argilla e il Dragogna in direzione di Merischie. (…)
Merischie, raggiungibile in macchina da Momiano e dal bivio posto sulla strada Castelvenere-Sterna, è posta in posizione splendida tra uliveti e vigne. La località appare per la prima volta in un documento del 1035 come Villa Maurica ed ha una storia simile a quella di Oscurus. Si differenzia per un grave fatto: nel 1615 fu infatti devastata da bande di Uscocchi che approfittarono del fatto che era indifesa. La chiesa di San Giovanni Battista, in splendida posizione, è ad ovest del villaggio, isolata con il cimitero che l’attornia.
Un portico sorretto da colonne calcaree con una buona orditura in rovere è sovrastato dal campanile a vela posto in facciata; una bella bifora è posta ad accogliere due campane. Nella visita del Valier (1580) troviamo che l’ecclesia S. Ioannis de Merischia era consacrata, aveva tre altari, pure consacrati, e due campane sul campanile. Anche questa chiesa, come quella di Oscurus, era amministrata da una società che rendeva conto al parroco di Momiano. Viene data anche la distanza della villa dalla sede della parrocchia: un miglio.
“Peregrinus”
Tratto da “Itinerari istriani” di Pietro Parentin
Nei viaggi del “Peregrinus” - pubblicati a puntate su “La Nuova Voce Giuliana”
e raccolti nei due volumi di “Itinerari istriani” - sono inoltre descritte le località e i dintorni di:
Abbazia, Albona, Antignana, Barbana, Becca, Bersezio, Bogliuno, Borrato, Brest, Briani, Brioni, Buie, Caisole, Canfanaro, Capodistria, Caroiba, Carsette, Casali Sumbaresi, Castagna, Castel Racizze, Castellier di Visinada, Castelnuovo, Castelvenere, Castelverde, Ceppi di Portole, Cerreto, Chersicla, Cherso, Cicceria, Cittanova, Collalto-Briz-Vergnacco, Colmo, comunità Ex alunni Padre Damiani, Corridicio, Costabona, Covedo, Daila, Dignano, Draguccio, Duecastelli, Fasana, Felicia, Fianona, Fiorini, Fontane, Foscolino, Gallesano, Gallignana, Gimino, Gradina, Grimalda, Grisignana, Isola d'Istria, Lanischie, Laurana, Levade, Lindaro, Lussingrande, Lussinpiccolo, Madonna del Carso, Marcenigla, Matterada, Medolino, Mlum, Mondellebotte, Momiano, Mompaderno, Moncalvo, Montona, Mormorano, Moschiena, Muggia, Neresine, Nesazio, Novacco di Montona, Novacco di Pisino, Occisla, Orsera, Ossero, Parenzo, Passo, Paugnano, Pedena, Petrovia, Piemonte, Pietrapelosa, Pinguente-Rozzo-Sovignacco, Pirano, Pisino, Pola, Portole, Portorose, Pregara, Promontore, Raccotole, Radini, Rovigno, Rozzo, Salise, Salvore, San Lorenzo d'Albona, San Lorenzo del Pasenatico, San Lorenzo di Daila, San Pietro dè Nembi, San Pietro di Madrasso, San Pietro in Selve, San Servolo, Sansego, Santa Domenica di Visinada, Sanvincenti, Sarezzo, Sbandati, Schitazza, Sicciole, Sissano, Socerga, Sovignacco, Stridone, Strugnano, Toppolo, Torre di Parenzo, Tribano, Truscolo, Umago, Valdarsa, Valle del Risano, Valle dell'Ospo, Valle d'Istria, Valmorasa, Verteneglio, Vetta, Villa Gardossi, Villa Padova, Villa Treviso, Villanova del Quieto, Villanova di Parenzo, Visignano, Visinada "Norma Cossetto", Zumasco.