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Sentinella dell’Istria, splendido luogo panoramico e centro delle vie di comunicazione dell’Istria occidentale
(Da: “Itinerari istriani – I vol.” di Pietro Parentin)
L’immagine che mi è più familiare di Buie è quella panoramica colta dalla costa. La cittadina appare alta, al culmine quasi di un’onda crescente di colline punteggiate da villaggi aprichi. Avvicinandosi da sud ovest si sale dolcemente, tranne in alcuni punti ove la salita è interrotta da discese e successive salite pronunciate dovute a valli nelle quali scorrono torrenti che sboccano nel porto di Umago. Diversa è la visione che si ha provenendo da nord, sia da Castelvenere posta sulla strada diretta da Capodistria, sia da Caldania che si raggiunge dopo l’ascesa della Chia nuova che sale da Sicciole nella valle del Dragogna. Da questa parte non troviamo il dolce declivio che il colle presenta a sud ovest, ma il ripido ergersi quasi di un avamposto che sovrasta l’ondulato pianoro del Carso di Buie. Anche guardando una carta topografica si coglie, dal fitto tracciato delle isoipse, questa particolarità che non è sfuggita di certo ai primi abitatori della regione i quali prediligevano, per i loro villaggi e città, la sommità delle colline. Di tali insediamenti, specie di quelli successivamente abbandonati, vi è ricca testimonianza con gli innumerevoli castellieri sparsi un po’ dovunque in tutta l’Istria, ma… centri come Buie, Pinguente, Montona, per fermarsi solo ad alcuni esempi molto evidenti, ne mantengono le caratteristiche pur celando, a causa della trasformazione nel tempo degli abitati, vestigia significative.
Da castelliere, che possiamo ritenere notevole, il centro abitato, proprio in ragione della sua posizione, ha mantenuto la sua funzione di vedetta, di controllo, di centro di raccordo per entità minori. Al tempo dei Romani, che si insediarono in modo significativo lungo la costa, Bulya oramai Bulla o Bullea, rimase in vedetta nei pressi della importante via Flavia che conduceva a Julia Parentium e Julia Polae.
Passato il tempo dei Bizantini e dei Franchi, periodi nei quali si alternarono momenti di espansione economica e di difficoltà dovute a tanti passaggi di truppe, il centro entrò nella storia nel 1102 con il documento di donazione alla Chiesa di Aquileia con il nome di Castrum (Uvege, Bugia, Bugle, Bulge), le cui varianti si discostano di poco e conservano il toponimo originario. Rimase patriarchina fino al 1412 quando fu conquistata dai Veneziani. La Buie patriarchina non fu docile nei confronti del Patriarca tanto che, per tale motivo fu anche scomunicata dal vescovo di Cittanova e si organizzò ben presto in libero comune.
In lotta con il suo signore e con i vicini, oramai entrati nell’area della Serenissima, ebbe contrasti con Cittanova per il possesso di Villanova, che Venezia cedette a Grisignana, e fu in guerra con Pirano che portò i suoi confini fin sotto Buie.
Passata infine sotto Venezia, Pirano volle che fosse privata del campanile con il risultato dell’abbattimento delle mura (significativa la richiesta piranese). I contrasti tra Buie e Pirano continuarono anche nell’ambito della Repubblica Veneta (possesso di territori, in primis Castelvenere) e si espressero pure con incursioni reciproche. A differenza di Cittanova ed Umago colpite più volte, non solo dalla peste ma, anche, in modo endemico, dalla malaria, la località si mantenne ben abitata grazie alla salubrità dell’aria ed un po’ alla volta venne ad assumere nel territorio una funzione di centro. Già in periodo veneto infatti i vescovi di Cittanova avevano scelto Buie quale loro sede e la collegiata insigne aveva assunto un ruolo quasi di concattedrale. A Buie il vescovo teneva palazzo, qui vennero convocati sinodi, da qui era più facile raggiungere ogni pieve della piccola diocesi Aemoniese.
Con l’avvento dell’Austria ed il riordinamento amministrativo del 1815 fu scelta quale centro di distretto cui facevano capo i comuni di Cittanova, Grisignana ed Umago ai quali, successivamente, si unì il comune di Verteneglio che ottenne l’autonomia da Cittanova di cui era stato a lungo la frazione più popolata. La storia successiva la troviamo nel ricordo di quanti raggiungevano la località sede del giudizio, importante mercato, centro di comunicazioni oltre che nel fervore di opere ed iniziative dei suoi abitanti. Proprio grazie alla salubrità dell’aria, che ha favorito il suo sviluppo, Buie ha mantenuto nei secoli la sua popolazione autoctona latina.
L’insediamento di nuovi abitanti (croati) da parte di Venezia non riguardò infatti mai il centro di Buie, anche se fu presente, ad iniziare dal 1449, nel suo territorio. Insediamenti successivi si ebbero nel 1530, nel 1540 e nel 1599 nelle campagne che poi, lentamente, sentirono l’influsso culturale del centro tanto da fare del Buiese un territorio prettamente italiano non solo nei centri maggiori.
Ripercorsa un po’ la storia della località ritorno alla mia prima conoscenza del luogo e rivedo Lama animata da un continuo via vai caratterizzato da solerti asinelli più atti dei buoi a percorrere i pendii del luogo. Al mio primo ritorno a Buie fu proprio la mancanza di questi animali a colpire la mia mente, a far risaltare il cambiamento; poi vennero le scritte e la parlata che mi facevano sentire molto distante dalla Buie conosciuta. È da Lama, da questa piazza ove si incontrano le strade che si diramano nel territorio con l’erta che sale al castello, ove in un tempo lontano doveva esserci una raccolta d’acqua visto il toponimo, che inizia la mia rivisitazione del luogo.
Dalla piazza di Lama saliamo lungo la via omonima fino al Frescal ove troviamo la bella chiesa della Madonna della Misericordie. Siamo in una delle quattro contrade in cui possiamo suddividere la Buie di un tempo: Lama e San Giacomo al di fuori della vecchia cerchia di mura, Cornio e Villa nell’interno ovale dell’antico castello. Sulla sinistra, tra questa strada e quella che scende per Umago, Cittanova e Verteneglio, c’è il sobborgo di Sant’Orsola, toponimo che ricorda un’antica chiesetta. Sulla destra scende verso nord-ovest la “Carrara” all’inizio della quale si può prendere la strada, un tempo denominata “Drio le case”, che aggira all’esterno il borgo murato raggiungendo ad ovest il vecchio cimitero di San Martino.
È una strada panoramica che vale la pena percorrere. La chiesa è del 1587, ma sul luogo vi era già dal 1497 una cappella ove si venerava la statua lignea dorata rappresentante la Madonna con il Bambino. La scultura comperata a Venezia venne ritenuta ben presto miracolosa e la chiesetta, poi ricostruita ed ingrandita, fu meta di numerosissimi fedeli specialmente nelle festività dell’Assunta e della Natività di Maria. Era questo il santuario mariano della diocesi Aemoniese ed in essa riposano i vescovi Bruti e Bozzatini che l’ebbero particolarmente caro.
La chiesa, ben tenuta, può essere visitata, anche se chiusa, grazie ad una bella bussola in vetro posta all’interno della porta principale, soluzione questa che permette una visione completa, sebbene a distanza, delle opere in essa custodite. Un elegante campanile a base quadrata del 1654 affianca l’edificio la cui parte esterna, sopraelevata e dotata di balaustra, viene chiamata Frescal (toponimo di chiaro significato).
Davanti alla chiesa si apre l’ampia piazza de “Le porte”, qui infatti si apriva la porta d’accesso al castello. Prima di entrare nel borgo però merita soffermarsi sul belvedere de “La Losa” (dell’edificio dove si amministrava la giustizia non rimane che il toponimo) da cui si gode un bellissimo panorama verso sud–ovest con le colline degradanti verso il mare; oltre a Verteneglio, posta su un colle vicino, si notano Daila e San Lorenzo, mentre di Cittanova si scorge appena la cima del bianco campanile.
Entrando nel borgo attraverso el “Zocolo” raggiungiamo l’ampia piazza San Marco, dominata dalla facciata del duomo di San Servolo e dall’alto campanile (m. 48) ricostruito nel 1482 dopo che il precedente era stato demolito nel 1414 dai veneziani per accontentare i piranesi. La costruzione attuale ci ricorda il campanile di Aquileia ed a poterci salire in cima si deve godere un panorama bellissimo estendentesi ben oltre i confini del territorio buiese, fatto questo che preoccupava, come visto, i vicini. Nella piazza notiamo il bel pilo per il pennone del gonfalone e sulla destra i palazzi del vescovo e del comune, oggi scuola.
Il duomo di San Servolo, in stile barocco, non è antico, fu ultimato nel 1768. Per la sua costruzione vennero usate le pietre della chiesa precedente tra le quali si notano anche resti di colonne e capitelli d’epoca romana, resti questi di un primitivo tempio pagano. La facciata maestosa è rimasta incompleta, ma ciò le dà un tono particolare.
All’interno la chiesa, che ci ricorda quelle di Umago e Pinguente, è a navata unica, ampia, con volta decorata con affreschi che riportano scene sacre. Sei nicchie laterali ospitano pregevoli altari, mentre nel presbiterio si erge maestoso l’altar maggiore di cui particolarmente pregevole è il tabernacolo sormontato dalla statua del Risorto. Sempre nel presbiterio, in cornu evangelii, la cattedra vescovile ci ricorda che la collegiata insigne di Buie veniva usata quasi da concattedrale dai vescovi di Cittanova i quali qui risiedevano nei mesi estivi a causa della malaria che imperversava nella cittadina costiera. Della chiesa precedente, a tre navate ed orientata, segno di antichità, sappiamo che si trovava nello stesso sito, ma che rispetto ad essa quella attuale è trasversale.
Lasciata la chiesa, sulla destra, guardando la facciata, ci inoltriamo nella contrada di Cornio dove il toponimo di Santa Croce ci ricorda un’antica chiesetta. Le case denotano l’abbandono anche se vi è qualche segno di ripresa. Buie in questi anni si è ampliata in nuove zone esterne! Ritornati sulla piazza San Marco ci inoltriamo dall’altra parte in contrada Villa ove in “Crosera” troviamo ancora la chiesetta di San Giovanni (un tempo nel castello murato vi erano sei chiese mentre ben altre 24, piccole e povere, si trovavano nel territorio; tra queste, quelle di Tribano, Carsette e Villa Gardossi furono elevate a curazia indipendente fin dal 1553).
Fuori le mura, ormai in contrada San Giacomo, troviamo il vecchio cimitero con la chiesetta di San Martino e nei pressi l’unica torre della cinta rimasta a ricordarci le antiche opere di difesa. È da questa torre, posta in via San Martino, che possiamo prendere la strada “Drio le case” per far ritorno alla piazza della Porta o delle Porte ove ci soffermiamo ancora a guardare il panorama che ormai abbiamo goduto a 360° anche senza essere saliti sul campanile simbolo della Sentinella dell’Istria, come veniva chiamata Buie.
Nella Buie di oggi non ritroviamo la vita della Buie di un tempo, ma, ad uno sguardo attento, possono riapparire, quasi d’incanto, visioni di ieri se si va ai ricordi, cosa facile ai buiesi, od almeno ai racconti degli abitanti: tra questi un rilievo particolare va riconosciuto a Nella Cramastetter Marzari la quale, di Buie, ha presentato tanti significativi quadretti di vita con le commedie che da anni scrive, dirige e recita assieme alla sua compagnia teatrale.
“Peregrinus”
Tratto da “Itinerari istriani” di Pietro Parentin
Nei viaggi del “Peregrinus” - pubblicati a puntate su “La Nuova Voce Giuliana”
e raccolti nei due volumi di “Itinerari istriani” - sono inoltre descritte le località e i dintorni di:
Abbazia, Albona, Antignana, Barbana, Becca, Bersezio, Bogliuno, Borrato, Brest, Briani, Brioni, Buie, Caisole, Canfanaro, Capodistria, Caroiba, Carsette, Casali Sumbaresi, Castagna, Castel Racizze, Castellier di Visinada, Castelnuovo, Castelvenere, Castelverde, Ceppi di Portole, Cerreto, Chersicla, Cherso, Cicceria, Cittanova, Collalto-Briz-Vergnacco, Colmo, comunità Ex alunni Padre Damiani, Corridicio, Costabona, Covedo, Daila, Dignano, Draguccio, Duecastelli, Fasana, Felicia, Fianona, Fiorini, Fontane, Foscolino, Gallesano, Gallignana, Gimino, Gradina, Grimalda, Grisignana, Isola d'Istria, Lanischie, Laurana, Levade, Lindaro, Lussingrande, Lussinpiccolo, Madonna del Carso, Marcenigla, Matterada, Medolino, Mlum, Mondellebotte, Momiano, Mompaderno, Moncalvo, Montona, Mormorano, Moschiena, Muggia, Neresine, Nesazio, Novacco di Montona, Novacco di Pisino, Occisla, Orsera, Ossero, Parenzo, Passo, Paugnano, Pedena, Petrovia, Piemonte, Pietrapelosa, Pinguente-Rozzo-Sovignacco, Pirano, Pisino, Pola, Portole, Portorose, Pregara, Promontore, Raccotole, Radini, Rovigno, Rozzo, Salise, Salvore, San Lorenzo d'Albona, San Lorenzo del Pasenatico, San Lorenzo di Daila, San Pietro dè Nembi, San Pietro di Madrasso, San Pietro in Selve, San Servolo, Sansego, Santa Domenica di Visinada, Sanvincenti, Sarezzo, Sbandati, Schitazza, Sicciole, Sissano, Socerga, Sovignacco, Stridone, Strugnano, Toppolo, Torre di Parenzo, Tribano, Truscolo, Umago, Valdarsa, Valle del Risano, Valle dell'Ospo, Valle d'Istria, Valmorasa, Verteneglio, Vetta, Villa Gardossi, Villa Padova, Villa Treviso, Villanova del Quieto, Villanova di Parenzo, Visignano, Visinada "Norma Cossetto", Zumasco.