Vergarolla. Sessant’anni fa moriva Geppino Micheletti
Lo ricorda in una nota Massimiliano LacotaAutore: Roberto Palisca -Dicembre 11, 2021 Share
L’8 dicembre di 60 anni fa moriva all’età di 56 anni Geppino Micheletti, l’eroe di Vergarolla. In occasione dell’anniversario della sua morte il presidente dell’Unione degli istriani, Massimiliano Lacota ha lanciato un appello: “Non dimentichiamo chi era Geppino Micheletti, la tragedia immane che lo colpì e l’altruismo che lo contraddistinse. Mi rivolgo in particolare alle amministrazioni comunali – ha scritto in una nota –, affinché lo ricordino il prossimo 10 febbraio assieme alle vittime della strage di Vergarolla, la più grande strage dell’Italia repubblicana, volutamente taciuta al pari dei nostri martiri delle foibe e dei nostri 350mila istriani, fiumani e dalmati cacciati dalle loro case”.
“La sua figura eccezionale di medico e di uomo da qualche anno sta entrando nella memoria collettiva nazionale per la straordinaria forza d’animo – si rileva tra l’altro nella nota –. Fino a non molti anni fa in pochi conoscevano la sua storia: l’Unione degli istriani diede un contributo straordinario affinché si conoscesse la strage del 18 agosto 1946, inaugurando a Trieste nel 2007 il primo e l’unico monumento in Italia dedicato a questo valoroso personaggio. Pochi però ancora sanno tutte le vicende che contrassegnarono la vita, in particolare dopo l’esodo, del chirurgo e di sua moglie, che nel vile attentato contro gli italiani di Pola persero ciò che di più caro avevano: i loro due figlioletti. Circa un anno dopo la strage e pochi giorni prima dell’entrata in vigore del Trattato di Pace che assegnò Pola alla Jugoslavia, Micheletti abbandonò l’Istria e divenne uno dei 350mila esuli: fu incaricato quale medico primario dell’Ospedale degli Infermi di Narni (Terni), ruolo nel quale venne confermato in pianta stabile il 14 marzo del 1952. La vita privata e professionale di Micheletti non fu però serena. Allo strazio per la perdita dei suoi due figli si accompagnavano continuamente difficoltà nell’ambiente lavorativo. Micheletti resistette sempre con i fatti, con l’opera senza sosta in aiuto del malato. Minato nello spirito e colpito pesantemente anche nel fisico, dopo l’aggressione da parte di un medico comunista suo subalterno, trovò la fine dei suoi giorni per un attacco cardiaco, isolato e dimenticato.