Ci sono parole che sono ormai parte del nostro lessico comune. Ma sappiamo davvero il loro significato? Vediamo da dove derivano.
Questo mese parliamo di…
ARMELIN. E’ il termine, ormai poco usato, che designa quella che in lingua italiana si chiama albicocca. Mentre quest’ultimo termine deriva dall’arabo attraverso un adattamento del latino praecoquus, precoce, riferito ai frutti dell’albicocco primaticcio, coltivazione rinomata dell’area vesuviana, armelin è un chiaro riferimento alla provenienza del frutto, poiché l’albicocco è un albero tipico dell’Armenia. Ed ecco spiegata anche la sospetta assonanza con l’ermellino, le bestiole la cui pelliccia un tempo ornava i manti regali: il mus armenius, cioè topo dell’Armenia come era chiamato un tempo, giungeva a noi attraverso quello stesso paese un tempo considerato esotico. Ma ormai di esotico nell’albicocca rimane ben poco, tale è la sua diffusione, ad eccezione del suo nome latino: Armeniaca, cioè prugna dell’Armenia o Prunus armeniaca (il nome scientifico assegnato da Linneo).
In italiano però esiste anche il termine armellina, che è il seme all’interno del nocciolo di pesche ed albicocche e che viene usato in gastronomia per il suo sapore amarognolo e funge da surrogato dell’olio di mandorle dolci, più pregiato.
Etimologia tratta dal “Dizionario del dialetto umaghese” curato da Luciana Melon (ed. Famiglia Umaghese,2011). Al suo interno le note e la bibliografia per chi volesse approfondire l’argomento.