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(Da: “Itinerari istriani – I vol.” di Pietro Parentin)
La “Turris nova” dei tempi romani. Luogo strategico per il controllo di Porto Quieto.
Parlare di Torre, il paese posto a 109 metri sul poggio sovrastante la valle che da esso trae nome, vuol dire anche parlare del suo accesso sul mare, oggi il posto più recesso dell'ampia insenatura di Porto Quieto. In antico il mare penetrava per molti chilometri nell'interno ed il porto era ben protetto dai marosi e dai nemici, ma la natura del terreno marno-arenaceo dell'alto bacino del Quieto, soggetta all'erosione, ha fatto sì che le cose cambiassero, lentamente, ma inesorabilmente, nel corso dei secoli. Il sicuro porto interno, situato in epoca romana presso Ponte Porton e successivamente a Santi Quaranta, fu abbandonato causa l'impaludimento e le sue rive, non più salubri, non ospitarono più gli insediamenti umani che si ritrassero in zone sicure oltre le sovrastanti colline. Il porto, le ricche peschiere, l'accesso all'interno dell'Istria furono così trascurati ed ad operare sul corso d'acqua tra le paludi restarono i battellieri di Castagna.
In questa trasformazione l'antico sito di Torre, un tempo destinato al controllo, acquistò una nuova funzione. I suoi abitanti dediti alla agricoltura ed alla pesca continuarono a frequentare il sito circostante restato, causa l'interramento del ramo più profondo del canale, la parte più interna della grande rada che continuava a svolgere la funzione di porto. Anche qui però la profondità del mare, un po' alla volta, si dimostrava inadeguata, ma l'attività della pesca (peschiera) ed il porto, mediante il trasbordo con maone, ebbero ancora una loro funzione. Al grande traffico di pietra dalle locali cave e di legname qui portato dalle zone interne s'aggiunse quello di bauxite e l'attività continuò a fiorire. Per frenare l'interramento della restante parte della valle venne costruita, nella seconda metà dell'Ottocento, una diga per richiudere la valle ormai impaludata che poi venne bonificata sotto l'Italia. Intanto nel 1910, sulla diga venne costruita la strada Cittanova-Parenzo ed un ponte di legno sostituì l'antico traghetto.
Dopo il plurisecolare legame della località con Parenzo, sotto la dominazione veneta, Torre passò a far parte del Comune di Cittanova pur continuando ad appartenere ecclesiasticamente a Parenzo il cui vescovo era comproprietario della peschiera, retaggio questo di quel dominio che aveva avuto secoli addietro. Qui in alto, dove vi era stata una postazione di vedetta, si formò il nuovo borgo una volta lasciata, causa la malaria, la posizione più prossima al mare ed alla fontana d'acqua potabile così importante per le popolazioni del luogo e per i naviganti che qui si rifornivano del prezioso bene. Del borgo antico, dove si trovava la chiesa di “S. Maria de Turre” da cui dipendevano diverse cappelle “cum capellis suis” come si ha notizia da un elenco di papa Alessandro III (1178), non rimane praticamente traccia. Destino questo toccato anche all'Abbazia di San Michele Sottoterra cui la chiesa di Santa Maria era stata soggetta sino ad allora.
La chiesa attuale, dedicata a S. Martino, eretta su una chiesa precedente del sec. XIV, fu costruita nel 1800. È ampia, posta in posizione dominante ed in essa un lapide ricorda la sosta di Pio VII a Porto Quieto. Da questa dipendono le chiese, anch'esse parrocchiali fino al 1847, di S. Michele Arc. Di Fratta Parentina e della B.M.V. di Abrega. La parrocchia è molto antica e risale al tempo del distacco dalla antica Abbazia di S. Michele Sottoterra. Nel 1912 la parrocchia contava 2.176 anime di cui 226 a Fratta e 1.372 a Torre; oggi l'intera parrocchia, con Abrega, conta 1.238 abitanti. La popolazione era stata incrementata nel XV secolo con genti qui condotte dai veneziani da Zara Vecchia. Torre e Fratta costituiscono ormai un unico aggregato che rimane separato da Abrega dalla nuova strada Parenzo-Cittanova che aggira l'antica erta di San Martino. Oltre ai due paesi con le loro chiese è interessante soffermarsi anche a Val di Torre ove un tempo fiorivano importanti attività che qui richiamavano lavoratori dai paesi vicini. Oggi vi regna una pace che è segno d'abbandono. Il turismo fiorisce più ad ovest, sui due lati del Porto Quieto un tempo pieno di natanti in rada.
“Peregrinus”
Tratto da “Itinerari istriani” di Pietro Parentin
Nei viaggi del “Peregrinus” - pubblicati a puntate su “La Nuova Voce Giuliana”
e raccolti nei due volumi di “Itinerari istriani” - sono inoltre descritte le località e i dintorni di:
Abbazia, Albona, Antignana, Barbana, Becca, Bersezio, Bogliuno, Borrato, Brest, Briani, Brioni, Buie, Caisole, Canfanaro, Capodistria, Caroiba, Carsette, Casali Sumbaresi, Castagna, Castel Racizze, Castellier di Visinada, Castelnuovo, Castelvenere, Castelverde, Ceppi di Portole, Cerreto, Chersicla, Cherso, Cicceria, Cittanova, Collalto-Briz-Vergnacco, Colmo, comunità Ex alunni Padre Damiani, Corridicio, Costabona, Covedo, Daila, Dignano, Draguccio, Duecastelli, Fasana, Felicia, Fianona, Fiorini, Fontane, Foscolino, Gallesano, Gallignana, Gimino, Gradina, Grimalda, Grisignana, Isola d'Istria, Lanischie, Laurana, Levade, Lindaro, Lussingrande, Lussinpiccolo, Madonna del Carso, Marcenigla, Matterada, Medolino, Mlum, Mondellebotte, Momiano, Mompaderno, Moncalvo, Montona, Mormorano, Moschiena, Muggia, Neresine, Nesazio, Novacco di Montona, Novacco di Pisino, Occisla, Orsera, Ossero, Parenzo, Passo, Paugnano, Pedena, Petrovia, Piemonte, Pietrapelosa, Pinguente-Rozzo-Sovignacco, Pirano, Pisino, Pola, Portole, Portorose, Pregara, Promontore, Raccotole, Radini, Rovigno, Rozzo, Salise, Salvore, San Lorenzo d'Albona, San Lorenzo del Pasenatico, San Lorenzo di Daila, San Pietro dè Nembi, San Pietro di Madrasso, San Pietro in Selve, San Servolo, Sansego, Santa Domenica di Visinada, Sanvincenti, Sarezzo, Sbandati, Schitazza, Sicciole, Sissano, Socerga, Sovignacco, Stridone, Strugnano, Toppolo, Torre di Parenzo, Tribano, Truscolo, Umago, Valdarsa, Valle del Risano, Valle dell'Ospo, Valle d'Istria, Valmorasa, Verteneglio, Vetta, Villa Gardossi, Villa Padova, Villa Treviso, Villanova del Quieto, Villanova di Parenzo, Visignano, Visinada "Norma Cossetto", Zumasco.